di Zazoom di 13 ott 2022 whatsapp

Roberta Siragusa : ergastolo al fidanzato che la bruciò viva a 17 anni

roberta siragusa

Questa la sentenza a cui è stato condannato Pietro Morreale, 21 anni di Caccamo (Palermo) accusato di aver ucciso la sua fidanzata 17enne, Roberta Siragusa, nella notte tra il 23 e il 24 gennaio 2020. La Corte d'assise di Palermo lo ha condannato all'ergastolo per omicidio. Secondo l'accusa, Pietro avrebbe litigato con la vittima durante una cena tra amici. La coppia si sarebbe allontanata e avrebbe raggiunto la zona del campo sportivo. 

Il ragazzo avrebbe colpito Roberta con un sasso mettendola fuori combattimento, poi le avrebbe dato fuoco con un po' di benzina che aveva in macchina e l'avrebbe guardata bruciare. Avrebbe quindi caricato il suo corpo in macchina e l'avrebbe gettato in un fosso. Un delitto durato pochi giorni: i carabinieri, subito scettici sulla versione fornita da Morreale, ne hanno disposto l'arresto con l'accusa di omicidio plurimo. A carico dell'imputato, che oggi non era presente alla lettura della sentenza, decine di indizi: da 33 episodi violenti commessi ai danni della vittima durante i mesi della loro relazione, a un video che riprendeva a poca distanza il cadavere in fiamme e l'auto di Pietro . , alle chiavi e al sangue di Roberta ritrovato nei pressi del campo sportivo, dove il corpo è stato dato alle fiamme, alle macchie di sangue rinvenute nell'auto. 

roberta siragusa

L'agonia di Roberta Siragusa, "in onda" a porte chiuse, in un'aula del tribunale di Termini Imerese durante l'incidente probatorio, è stata ripresa da una telecamera di sicurezza e raccontata della tragica fine della giovane, divorata viva dalle fiamme per 5 minuti. Pietro avrebbe assistito alla scena in macchina, poi avrebbe caricato il suo corpo e lo avrebbe gettato in una scarpata nelle campagne di Caccamo. Secondo i pm la coppia, che aveva litigato durante una cena tra amici, si sarebbe appartata vicino al campo da calcio, lì Pietro, che non si era rassegnato al fatto che la ragazza volesse lasciarlo, l'avrebbe picchiata con una pietra, le avrebbe lanciato del liquido infiammabile che teneva nella sua macchina e l'avrebbe bruciata viva

Quindi avrebbe caricato i suoi resti e li avrebbe scartati gettandoli in una scarpata. Il giorno dopo fu lui a recarsi dai carabinieri raccontando una storia incredibile: Roberta, dopo la lite, si sarebbe data fuoco e sarebbe caduta nella scogliera. Una versione che, oltre ad essere improbabile, contrasta con il fatto che l'imputata la notte del delitto, dopo aver ricevuto una telefonata dai genitori di Roberta, allarmati perché la figlia non era tornata, l'avesse inviata al cellulare della vittima. messaggi fingendo di non sapere dove fosse andata e dicendo che era preoccupato. 

Al processo i genitori di Roberta, il fratello, la nonna e due associazioni antiviolenza hanno intentato una causa civile. Decine di amici della ragazza assassinata hanno assistito alla lettura del dispositivo. Gli avvocati dei familiari della vittima, Simona La Verde, Sergio Burgio, Giovanni Castronovo e Giuseppe Canzone, hanno chiesto al tribunale di trasmettere gli atti per ogni ipotesi di falsa testimonianza nei confronti di vari testimoni: secondo i penalisti, alcune deposizioni sarebbero contraddittorie e nasconderebbero complicità nel crimine. Pietro Morreale, dicono, non ha agito da solo.

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