A Roma, è stata disposta l'indagine sulla cartella clinica di una donna pakistana di 39 anni, madre di altri figli, che ha subito un aborto spontaneo a casa dopo essere stata dimessa dal pronto soccorso. La donna si era presentata al pronto soccorso del locale ospedale con dolori, per poi essere dimessa con una terapia farmacologica. Tuttavia, alcune ore dopo il rientro a casa, ha abortito e ha chiamato i soccorsi. I sanitari, giunti nell'appartamento di via Indipendenza ad Ariccia, hanno trovato il feto di cinque mesi già espulso e hanno allertato i carabinieri. Il feto è stato trasferito al Policlinico Tor Vergata e posto a disposizione dell'autorità giudiziaria. La donna non è in gravi condizioni. Il magistrato ha ordinato il sequestro della cartella clinica per chiarire le circostanze dell'accaduto.
Il sequestro della cartella clinica è una procedura nota e valutabile ai sensi dell'Art. 1892 C.C., come indicato in diverse fonti legali. La cartella clinica è un documento essenziale per valutare il comportamento dei sanitari e la qualità del trattamento ricevuto dal paziente. In Italia, la legge stabilisce che il paziente o i suoi delegati/eredi hanno diritto di ottenere una copia della cartella clinica. Nel caso specifico, il sequestro è stato disposto per indagare sulle possibili responsabilità mediche relative all'aborto spontaneo della donna.