di Alessia Mogevero di venerdì 5 novembre 2021

Will Smith : Il padre violento e il rapporto difficile con la moglie

will smith

Fanpage propone in esclusiva alcuni stralci dell’autobiografia di Will SmithWill – il potere della volontà” che sarà pubblicato simultaneamente in 113 paesi (in Italia lo pubblica Longanesi) il 9 novembre 2021. Dal rapporto col padre violento a quello con la moglie Jada Pinkett, passando per il Principe di Bel Air e Gabriele Muccino.

“Quando avevo nove anni, gli vidi colpire mia madre alla testa con tanta forza da farla svenire e sputare sangue. Più di qualsiasi altro momento della mia vita, probabilmente, fu quel preciso attimo in quella camera da letto a definire la persona che sono oggi. Insita a tutto quello che ho fatto da allora – i premi e i riconoscimenti, i riflettori e l’attenzione, i personaggi e le risate – c’è sempre stata una sottile sequela di scuse a mia madre per l’inerzia mostrata quel giorno. Per averla delusa in quell’istante. Per non aver tenuto testa a mio padre. Per essere stato un codardo.”

“Nessuno dei due voleva il divorzio. Sapevamo di amarci, e alcuni aspetti della nostra unione erano magici. Ma la struttura di vita che avevamo creato ci stava asfissiando entrambi. Ci eravamo sposati poco più che ventenni; ora eravamo sulla quarantina. I nostri bambini interiori, le cui ferite non si erano ancora rimarginate, si stavano soffocando a vicenda. E questo doveva finire. Dovevamo entrambi lavorare, e concordammo che quella fase non l’avremmo vissuta insieme. La dolorosa realtà era che eravamo due persone separate in due viaggi individuali e indipendenti; avevamo semplicemente scelto di percorrere insieme un pezzo di strada.”

“Potevamo scegliere fra i più grandi registi, ma a me era piaciuto moltissimo L’ultimo bacio di Muccino, così chiesi a JL di organizzare un incontro. Ero abbastanza sicuro che alla fine non avrebbe diretto il film, ma avevo imparato da tempo l’importanza di esplorare. Ormai era normale per me incontrare artisti di livello internazionale. L’incontro partì malissimo. Gabriele non voleva usare l’interprete. Cercava di parlare inglese, ma non parlava inglese. Io e JL non provammo nemmeno a parlare italiano, perché non lo parliamo. Ma la passione artistica di Gabriele riuscì a esprimersi in due mosse che si rivelarono vincenti: per prima cosa ci diede un film italiano, Ladri di biciclette di Vittorio De Sica, che aveva vinto l’Oscar come miglior film straniero nel 1950, e, questa volta usando l’interprete, ci disse: «Questo è il film che voglio fare».”

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