Salute - “In questi ultimi anni l’ematologia oncologica, attraverso l'innovazione nella ricerca, sta cambiando la storia di diverse patologie. Tuttavia, ciò che manca è la presa in carico delle persone, è l’essere vicini ad esse. Oggi siamo in grado di allungare la ‘quantità’ della vita, ma spesso non abbiamo la consapevolezza di cosa significhi la ‘qualità’ della vita stessa. L’inclusione a livello sociale e di un percorso di cura, ad esempio, è un buon inizio”. Lo ha detto ieri a Milano Davide Petruzzelli, presidente de ‘La Lampada di Aladino Ets’, in occasione del terzo appuntamento della serie ‘Let’s Talk’ di Sobi, durante il quale si è parlato di inclusione e della possibilità per le persone con malattie ematologiche rare di avere un’elevata qualità di vita.
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“Siamo in un momento storico molto positivo, perché stiamo ridisegnando il Sistema sanitario, parliamo di prossimità delle cure e tutto questo può migliorare la qualità di vita delle persone con una malattia oncoematologica - spiega Petruzzelli – Ad esempio, un paziente può sottoporsi a una prestazione medica, come un prelievo di follow up, in una Casa della comunità, piuttosto che dover raggiungere l'ospedale, magari lontano dalla propria abitazione". La "direzione è tracciata: abbiamo un Piano oncologico nazionale, che si declina nelle reti oncologiche regionali, perfino attraverso la rete nazionale dei tumori rari, approvato in Conferenza Stato-Regioni pochi mesi fa. Questi sono fatti concreti sui quali oggi ci dobbiamo basare. Dobbiamo, però, renderli operativi”, conclude.