Processo Giulio Regeni: tra gli imputati ufficiali della sicurezza egiziana
Il 20 febbraio 2024 ha preso il via il processo in Corte d'Assise per il caso di Giulio Regeni, il ricercatore italiano scomparso al Cairo il 25 gennaio 2016 e ritrovato morto con segni di tortura il 1 febbraio dello stesso anno. Regeni, all'epoca 28enne, si trovava in Egitto per svolgere una tesi di dottorato per l'Università di Cambridge sui sindacati egiziani. La sua scomparsa e la successiva morte hanno scatenato un'ampia mobilitazione internazionale per chiedere verità e giustizia.
Il processo vede imputati quattro agenti della National Security egiziana: il generale Sabir Tariq e i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Quest'ultimo è accusato non solo di sequestro di persona pluriaggravato, ma anche di concorso in lesioni personali aggravate e omicidio aggravato. La ripresa dell'udienza preliminare è stata possibile grazie a una sentenza della Corte Costituzionale che ha sbloccato il processo, precedentemente ostacolato da difficoltà nella collaborazione con le autorità egiziane.
La Procura di Roma, dopo anni di indagini complesse e di denunce sugli ostacoli incontrati, ha formalizzato le accuse contro gli ufficiali della National Security, portando finalmente il caso davanti alla giustizia italiana. Tra i testimoni chiamati a deporre figurano personalità di alto profilo, come il presidente egiziano Al Sisi e l'ex presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi, a testimonianza dell'importanza e della delicatezza internazionale del caso.