Yulia Navalnaya, vedova dell'oppositore russo Alexei Navalny, ha accusato il presidente russo Vladimir Putin di essere responsabile della morte del marito, avvenuta il 16 febbraio in una prigione di massima sicurezza nell'Artico russo. La causa del decesso di Navalny rimane indeterminata, ma la moglie ha promesso di continuare la battaglia politica e sociale intrapresa dal marito per una Russia libera. In un videomessaggio diffuso sui social, Yulia ha denunciato il tentativo delle autorità russe di nascondere il corpo del marito per eliminare le tracce del veleno con cui sostiene sia stato ucciso. La morte di Navalny ha scatenato reazioni internazionali di condanna verso il Cremlino, con richieste di indagini trasparenti sulle circostanze del decesso. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha dichiarato che l'inchiesta è ancora in corso e ha criticato le reazioni occidentali come inaccettabili.
Navalny, noto per la sua attività di denuncia della corruzione in Russia e per essere stato un acerrimo critico di Putin, era stato incarcerato subito dopo il suo ritorno in Russia all'inizio del 2021, a seguito di un grave avvelenamento avvenuto nel 2020, per il quale aveva accusato il Cremlino. La sua morte ha riacceso il dibattito sulla repressione degli oppositori politici in Russia e sulle condizioni di detenzione nelle prigioni russe.