Alexei Navalny, noto oppositore del presidente russo Vladimir Putin, è deceduto all'età di 47 anni nella prigione di Kharp, situata nella regione artica di Yamalo Nenets. Il decesso è avvenuto dopo che Navalny ha manifestato un malore a seguito di una passeggiata, nonostante i tentativi di rianimazione che si sono protratti per 30 minuti. La causa della morte è ancora in fase di accertamento, ma la televisione di Stato russa ha ipotizzato una trombosi come possibile spiegazione. Navalny era detenuto dal gennaio 2021 e aveva subito diverse punizioni e periodi di isolamento a causa delle sue attività di protesta e della sua opposizione al governo russo.
La notizia ha suscitato reazioni internazionali, con il segretario della NATO, Jens Stoltenberg, che ha espresso profondo dispiacere e preoccupazione, richiedendo che la Russia risponda a tutte le domande relative alle circostanze della morte di Navalny. Stoltenberg ha sottolineato l'importanza di Navalny come voce per la libertà e la democrazia. Dall'altra parte, la Russia, tramite la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova, ha criticato le reazioni immediate dell'Occidente, accusandolo di avere conclusioni già pronte senza attendere i risultati di un esame forense.
La morte di Navalny rappresenta un momento critico nelle già tese relazioni tra la Russia e l'Occidente, con l'Unione Europea e la NATO che sollevano questioni sulla responsabilità del regime russo e sulla necessità di chiarire le cause del decesso del dissidente.