E l'epilogo, con quella voce nella testa, sarebbe stato quello di Dio, che gli avrebbe detto di buttare il bambino fuori dalla finestra e di non temere, perché l'avrebbe salvata. E quelle parole sussurrate che, solo a immaginarle, le fanno accapponare la pelle: "Guarda come volano gli uccelli", prima di scagliare la piccola dal terzo piano. Una storia confusa, illogica e terribile, quella raccontata al gip dal 40enne di Fisciano, in provincia di Salerno, sottoposto agli arresti per il tentato omicidio della figlia.
La tragedia della mattina del 29 ottobre, quando il bambino cade dalla finestra. All'arrivo, i carabinieri trovano la madre che stringe tra le mani il corpicino e, ancora a casa e sdraiato sul letto, il marito in stato di shock. Inizialmente si pensa ad un incidente, con la bambina che scivola via dal fasciatoio posto con noncuranza accanto alla finestra aperta. Qualcosa, però, non torna: se fosse andata così, la piccola sarebbe caduta parallela al palazzo e sarebbe sicuramente morta.
Invece, il punto in cui ha toccato terra è a diversi metri di distanza. Sembra evidente che sia stata spinta, gettata. E, probabilmente, proprio questo le ha salvato la vita: si è scagliata contro una vecchia staccionata metallica, che l'avrebbe attutita contro la caduta e dalla quale sarebbe "scivolata" a terra, provocandole una frattura alla spalla. La bambina è stata trasferita d'urgenza all'ospedale pediatrico Santobono di Napoli, dove è stata operata e dove è ricoverata in Ortopedia.
La verità viene fuori con il passare delle ore. Anche il 40enne parla di un incidente nelle prime ore, ma poi crolla in un interrogatorio a fiume davanti al gip del tribunale di Nocera Inferiore. Confessa e si assume la responsabilità di ciò che ha fatto, ma ne racconta una versione che ricorda il sacrificio chiesto ad Abramo: era sicuro che sua figlia non sarebbe morta, era Dio che gli aveva detto di buttarla e lo aveva rassicurato che sarebbe stata salvata.
Il 30 ottobre scatta l'arresto e l'uomo viene portato nel carcere di Bellizzi Irpino (Avellino). Il 2 novembre il provvedimento non viene omologato ma il gip dispone la misura cautelare in carcere. Gli avvocati dell'uomo, che avevano già presentato la richiesta di attenuazione della misura cautelare (con ricovero in struttura psichiatrica), hanno presentato questa mattina la richiesta di accesso al carcere del dottor Antonio Zarrillo, già direttore dell'Unità Operativa di Salute Mentale di Salerno.