Dieta per la sindrome dell’intestino irritabile. Qual’è scegliere?

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La sindrome dell’intestino irritabile (IBS) è una condizione che provoca sintomi gastrointestinali come il dolore addominale, la diarrea o la costipazione. Molto spesso è possibile individuare una correlazione tra il cibo consumato e le manifestazioni di IBS.

Per questo motivo, i sintomi associati a questa condizione sono molto individuali. Le persone possono avere reazioni diverse ai diversi cibi e i fattori scatenanti possono essere molto diversi.

La varietà dei sintomi e la diversità dei fattori responsabili non permettono di stabilire una precisa dieta per l’IBS e molto spesso si ricorre alla dieta a basso contenuto di FODMAP e alla dieta ad alto contenuto di fibre

Qual’è la migliore dieta per la sindrome dell’intestino irritabile?

Dieta per la sindrome dell’intestino irritabile. Qual’è scegliere?

Non esiste una sola dieta che può essere d’aiuto alle persone che soffrono di IBS. Ogni singola persona può avere specifici fattori che scatenano i sintomi.

L’International Foundation for Gastrointestinal Disorders (IFFGD) raccomanda di compilare un diario per un periodo di 2-3 settimane in modo da provare a identificare i cibi o i gruppi di alimenti che scatenano i sintomi.

Il diario alimentare permette di tracciare:

  • gli alimenti e i liquidi che vengono assunti ogni giorno
  • i sintomi che insorgono in alcuni casi includendo la severità e il tempo
  • altri fattori che possono giocare un ruolo per esempio lo stress e le fluttuazioni ormonali

Il diario successivamente dovrà essere attentamente analizzato dal proprio medico curante o da un dietista.

Quando il diario non aiuta le persone a identificare i fattori che scatenano i sintomi di IBS è necessario iniziare la dieta di eliminazione provando ad evitare progressivamente alcuni cibi.

La dieta di eliminazione.

La dieta di eliminazione consiste nella rimozione di alimenti o di gruppi alimentari dalla dieta per un periodo di tempo maggiore di 12 settimane attraverso i seguenti step:

  1. Fare una lista dei cibi che potrebbero contribuire ai sintomi di IBS. Quando non si ha la certezza di quale cibo sia la causa dei sintomi è conveniente tracciare i consumi con un diario o eliminare i principali scatenanti conosciuti come le fibre e la caffeina;
  2. Scegliere un’alimento o un gruppo alimentare dalla lista dei possibili cibi che scatenano i sintomi e eliminarlo dalla dieta per 12 settimane;
  3. Se i sintomi non migliorano reintrodurlo nella dieta e eliminare un’altro cibo della lista.

L’IFFGD suggerisce di rimuovere per prima la fibra alimentare perchè in genere è uno dei principali fattori che scatenano i sintomi ad esclusione della persone che presentano costipazione.

E’ importante la supervisione del medico curante o di un dietista. Eliminando alcuni alimenti dalla dieta è possibile non riuscire a raggiungere la quota dietetica raccomandata di alcuni nutrienti. Un professionista sanitario può aiutare ad evitare che questo accada.

Dieta a basso contenuto di FODMAP.

Il termine FODMAP indica ‘oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi fermentabili e polioli’ , tipologie di carboidrati a catena corta che possono essere presenti negli alimenti.

In alcune persone con IBS, i cibi ad alto contenuto di FODMAP possono scatenare i sintomi. I ricercatori del Monash University, Melbourne in Australia, hanno elaborato una dieta con basso contenuto di FODMAP che consiste nell’includere nella dieta solo piccole porzioni di cibi che contengono FODMAP e in genere viene seguita per un determinato periodo ben preciso.

Il report sulla ricerca condotta nel 2016 indicava che più dell’86% delle persone con IBS dopo aver seguito la dieta a basso contenuto di FODMAP aveva avuto una riduzione dei sintomi.

La lista completa degli alimenti al alto o basso contenuto di FODMAP è consultabile sul sito Web del Monash University ed esiste un’applicazione mobile della dieta.

Step per provare la dieta a basso contenuto di FODMAP:

  1. Per 2-6 settimane, evitare i cibi ad alto contenuto di FODMAP, possono essere sostituiti con alimenti in cui il contenuto è molto basso. Questo primo step potrebbe richiedere una significativa modificazione della dieta abituale tanto da richiedere l’assistenza di un dietista;
  2. Dopo 6 settimane, è necessario iniziare a reintrodurre gradualmente i cibi eliminati, aggiungendo un solo tipo di FODMAP attraverso il consumo di uno specifico cibo in cui è presente. Per esempio, una persona che ha testato l’intolleranza al fruttosio dovrebbe consumare il miele;
  3. Occorre che le porzioni del cibo reintrodotto siano controllate e non abbondanti e bisogna incrementare la quantità gradualmente nel corso di tre giorni e durante questo periodo deve avvenire il monitoraggio dei sintomi;
  4. Quando si verifica lo sviluppo dei sintomi immediatamente o dopo aver raggiunto una certa grandezza della porzione del cibo, ogni sintomo deve essere annotato in forma scritta in ordine del proprio ricordo e deve essere indicato se il cibo è stato tollerato o meno;
  5. Ripetere per ogni tipologia di FODMAP i vari step nel corso delle successive 8-12 settimane.

Dopo questo periodo, la persona dovrà bilanciare nella dieta i cibi a basso contenuto di FODMAP con quelli ad alto contenuto che sono stati meglio tollerati.

Dieta ad alto contenuto di fibre.

Molto spesso l’incremento di fibra alimentare nella dieta può alleviare i sintomi di IBS specialmente se è presente una costipazione cronica.

Esistono due categorie di fibre: solubili e insolubili. La fibre solubili si dissolvono in acqua e sono principalmente presenti nella frutta, fiocchi d’avena e fagioli. Le fibre insolubili non si dissolvono in acqua e si trovano principalmente nei cereali integrali.

Molto spesso i medici raccomandano la fibra solubile alle persone che soffrono di IBS. Tuttavia entrambi le categorie possono aiutare ad alleviare la sintomatologia molto diversa di IBS.

I cibi che contengono un’alto contenuto di fibra alimentare insolubile possono aiutare ad aumentare il volume delle feci, favorire il transito intestinale e quindi favorire l’evacuazione. Comunque è bene ricordare che questa tipologia di fibra può anche indurre diarrea, gonfiore e dolore.

Le fibre solubili potrebbero ridurre la sensazione di gonfiore e l’eccessiva produzione di gas. Occorre fare molta attenzione perché molti cibi ad alto contenuto di fibre solubili hanno elevate concentrazioni di FODMAP.

Pertanto, in generale il migliore approccio da provare è un’incremento graduale del consumo di fibre. Il National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases (NIDDK) raccomanda un’incremento graduale delle fibre nella dieta di circa 2-3 grammi al giorno fino a raggiungere il livello che migliora la funzionalità intestinale individuale.

Quando l’incremento di fibre genera degli effetti avversi occorre variare la loro assunzione nella dieta, per esempio aumentando il periodo di tempo per l’incremento e se questo non aiuta occorre provare un’approccio diverso.

Altri fattori che possono scatenare i sintomi di IBS.

Esistono molti altri fattori oltre ai fattori dietetici che possono contribuire ai sintomi di IBS quali:

  • stress
  • età avanzata
  • mangiare molto o molto velocemente
  • fluttuazioni ormonali come quelle che si hanno durante il ciclo mestruale
  • alcuni farmaci

Occorre compilare un diario dei sintomi per tracciare tutti i fattori oltre al cibo che contribuiscono a scatenare i sintomi. Attraverso il cambiamento combinato di fattori dietetici e dello stile di vita è possibile alleviare i sintomi, per esempio adottare un’alimentazione più consapevole, svolgere attività fisica moderata, risolvere i problemi psicologici e lo stress.