Gli autori sottolineano che l'atteggiamento di preparazione alla guerra non sembra una mera fanfaronata, come in passato, ma un segnale serio. Il timore di un'affermazione militare da parte di Pyongyang, anche in assenza di prove concrete, viene considerato dai due come una possibilità reale. Contestano l'idea comune che Kim Jong Un eviterebbe un passo del genere, sostenendo che questa convinzione rifletta una visione distorta della storia nordcoreana e potrebbe portare a un disastro, sia da parte di Kim che di Washington.
Carlin e Hecker avvertono che l'incapacità di comprendere la storia politica nordcoreana degli ultimi 33 anni non è solo un problema accademico, ma ha implicazioni pericolose nella valutazione dell'attuale situazione. Mettono in discussione la fiducia di Washington e Seoul nell'alleanza e nella deterrenza, affermando che, nonostante le dichiarazioni di rappresaglia e le credenze nella totale distruzione del regime nordcoreano in caso di attacco, aggrapparsi a tali convinzioni potrebbe rivelarsi fatale.
I due esperti sottolineano che la Corea del Nord dispone di un considerevole arsenale nucleare, con stime di 50-60 testate lanciabili su missili che possono colpire vaste aree, inclusa la Corea del Sud, il Giappone e Guam. Se Kim ritenesse impossibile coinvolgere gli Stati Uniti in un dialogo, le sue recenti dichiarazioni e azioni potrebbero indicare una prospettiva di soluzione militare attraverso l'uso di questo arsenale.